martedì 12 giugno 2018

Attesa

L’attesa

Ieri ho atteso il mio “ Vasco” per 12 ore, sotto il sole cocente di Roma insieme ad altri ragazzi come me, un gruppetto di migliaia di persone disposte a soffrire il caldo e la sete per una passione quanto irrazionale quanto bella.

Ho atteso per mesi di trovare il coraggio di chiedere un cambiamento sul lavoro, scelte complicate perché le scelte che si compiono da soli e richiedono un cambiamento sono difficili da operare e soprattutto da comprendere, molto spesso si lascia che siano altri a scegliere per noi . E’ più facile.

Ogni anno attendo le ferie, pianifico voli, viaggi e l’attesa è parte stessa del viaggio , come adesso mentre sogno il mio viaggio in Cornovaglia e mi vedo seduta davanti ad un tavolo vista mare con il vento che mi pizzica le guance, un bicchiere di vino e un quaderno dove scrivere le emozioni che questa vacanza mi porterà . 

Ho atteso anni prima di far leggere i miei racconti a qualcuno, e non parlo di blog, parlo di confronto, di confrontare i miei deliranti racconti con altre persone che scrivono . Io voglio scrivere e non c’è nulla da fare . Voglio scrivere ogni volta che ne ho voglia e non ogni volta che ne ho il tempo.

La vita è fatta di attese.

Ci sono attese che meritano, attese che mi riempiono e mi fanno andare avanti ,attese che mi svuotano e mi fanno male .

Ho atteso per anni di vedere mio quartiere rinascere e perdere la sua etichetta di “ Bronx “ di Firenze, purtroppo non è così . 
Scene da far west domenica mattina, dove ci ha rimesso un ragazzo di 29 anni che aveva come unica colpa, quella di essere fermo ad un semaforo . 
Quel semaforo è a 100 metri da casa mia, quel campo Rom pure.

E diventa difficile essere tolleranti, diventa difficile “ ASPETTARE “ l’intervento delle autorità quando la rabbia ti soffoca e ti fa vedere solo la merda che abbiamo intorno .

Le 629 persone ferme in mezzo al mare aspettano che il mondo rinsavisca, aspettano che i deliri della politica smettano di strumentalizzarli per un 5 % di voti in più . 
Aspettano di essere trattati come essere umani .

Io nel frattempo aspetto di avere fiducia nel futuro, nelle persone e nel buon senso .
Credo che quest’ultima, sarà un attesa infinita.

Perdonateci voi ragazzi in mezzo al mare, perdonate il nostro essere così poco umani e cechi  .
Perdonaci anche tu Duccio , perdonaci perché non ti abbiamo fatto vivere in  mondo sicuro .

Anzi no.

Non ci perdonate, perché non ce lo meritiamo affatto . 

S. 

domenica 29 aprile 2018

Andamento Lento ...

Stamani sono andata a camminare ,
faccio sempre lo stesso giro ormai da anni,  cammino lungo l’argine dell’Arno ,arrivo al parco fluviale faccio il giro e torno indietro -  sono 10,5 km.
Ogni volta che faccio questo giro mi preoccupo dei tempi che tengo durante la  corsa  , di quanto corro ,di quanto cammino ,di quale velocità seguo, alla fine controllo nell’Iphone su Endomondo se ho avuto un buon passo o se ho avuto un passo lento.
Sembra che per me  tutto debba  essere sempre una competizione ; non con gli altri, ma come stessa .

Devo sempre dimostrare che ce la faccio ,che posso fare di più ,che posso fare meglio che posso andare più veloce... ma stamani no .
Complice un dolore al nervo sciatico che mi impediva di correre ,o di camminare alla velocità che avrei voluto ,sono andata piano ,sono andato a passo lento.
Camminando piano ho visto.

Ho visto cose in tutti questi anni non avevo mai visto…
ho visto papaveri carnosi e distese di Margherite bianche ,
prati verdi e farfalle  ,
ho visto i pioppi e la lanugine che li avvolge in questo periodo ,  che sembra cotone .
Ho scambiato due chiacchiere con una signora anziane impegnata a  cercare gli asparagi.
Ho guardato il sole ,ho bevuto acqua alla fontana, ho carezzato qualche cane e spostato un cervo volante  dalla strada sterrata  , non volevo che venisse pestato dalle altre persone a correre.
Camminando piano ho visto cose che non avevo mai visto ,  ma non le ho viste fuori le ho viste dentro.
Le ho viste dentro di me.

Ho visto gli ultimi tre anni della mia vita e , francamente , mi sono piaciuti poco.
Soprattutto io mi sono piaciuta poco .
Mi è piaciuto poco lasciare indietro troppe parti di me.
Mi è piaciuto poco vivere serate mondane e allegre con le amiche mentre ero troppo stanca per godermele davvero.
Mi sono rivista tornare dal lavoro alle otto la sera , mangiare la qualunque e mettermi davanti alla televisione facendomi delle  “pere” di serie televisive.
Troppo stanca per parlare , troppo stanca per divertirmi e organizzare qualcosa .
Troppo stanca per scrivere e fare quello che mi piace davvero .
Non mi è piaciuto guardare indietro .
Ed è brutto perché di solito, guardandomi indietro trovo sempre tanto di bello da ricordare .

Stamani ho avvertito in modo nitido la voglia di vivere ad un'altra velocità .
Il fatto è che spesso , ci facciamo travolgere da cose inutili , da cose che non hanno la benché minima importanza nello specchio della vita e lasciamo indietro parti di noi che invece , sono quello che davvero ci caratterizzano.
Stamani  ho visto quello che ho lasciato indietro e ho capito quanto mi manca .
Ho capito quanto mi manco .
Quindi da oggi , scalo  .
Dalla quinta , si passa alla terza , forse pure alla seconda. Non è detto che passi intere giornate in folle.
Ho bisogno di tenere un “andamento lento” come cantava nel 1988 Tullio de Piscopo.

E farò di tutto per averlo .


Sempre vostra , 
e sempre FOLLE ma sopratutto .. da oggi in folle.

S.  







domenica 22 aprile 2018

Il treno sbagliato..


immagine presa da questo link

HO amato tanto gli anni 80 e amo ricordarli.

Amo ricordare le orrende magliette con le spalline e gli assurdi cappotti lunghi fino ai piedi , cappotti che ormai si sono nuovamente insinuati nei nostri guardaroba.

Amo i giochi anni 80 , Il mio Mini Pony e le Barbie , i cartoni di Robot e Candy Candy .

Mi fa sempre sorridere come la vita sia fatta di cicli e come tutto quello che abbiamo dimenticato e infilato con fatica nel cassetto dei ricordi , 
dopo anni che se ne sta li a prendere polvere… spunti  fuori di nuovo .

Nella moda è normale il rievocare stili vecchi di 30 anni e rivisitarli per renderli nuovamente attuali .

Ricordo che quando indossavo i pantaloni a zampa d’elefante,  a 16 anni , sentendomi figa e originale , mia mamma sorrideva e mi raccontava di come , vent'anni prima li avesse indossati a sua volta .

Lo vediamo continuamente , nei remake dei film , nella musica, nei vecchi giochi , tanto che a volte mi è venuto da chiedermi se davvero esiste qualcosa che non sia stato“ già visto prima“.

Ma mi piace.

Mi piace vedere mia cugina con i jeans che scoprono le caviglie e le superstar dell’adidas . 

Mi piace veder tornare di moda il taglio di capelli alle spalle , che ai miei tempi si chiamava “Carrè” mentre ora si chiama Bob. 
Ma di diverso dal Carrè ha solo il nome .

Per una malinconica e nostalgica di natura il veder “ riesumare” mode , stili e film  della mia adolescenza è bello .

Mi fa ricordare i miei 18 anni , e  quando guardo indietro mi sembra davvero che tutto fosse bello in quei magici anni 80/90.

Ma è normale , la mente umana ha quest’attitudine a ricordare solo i  momenti belli .

Ed è giusto sia così perché i momenti brutti di quegli anni , forse erano talmente brutti che si è creduto valesse davvero la pena dimenticarli .

Forse andavano raccontati di più chissà se sarebbe servito a qualcosa . 
Ma sopratutto , chissà se avrebbe cambiato qualcosa . 

So però che  a volte, dietro la curva del tempo che vola , parafrasando De Gregori , ti ritrovi davanti cose che avevi sepolto  e che , onestamente , non avevi la benché minima voglia di rivedere e rivivere di nuovo.

Leggerle sui giornali certe cose è un conto , ma rivedere di nuovo scene già viste, e faticosamente archiviate fa male .
Special modo quando non te lo aspetti .

Mi è successo ieri sera e di loro mi hanno colpito i modi gentili , la cortesia e la voce quasi intimidita , gli occhi spenti e la pelle così giovane e liscia .

Un modo di fare così dimesso e pacato che cozzava terribilmente con le mani che tremavano . 

Mi è rimasto addosso il sorriso cortese del primo ragazzo , i suoi occhi puliti che mi guardavano mentre mi chiedeva se poteva passarmi avanti nella fila in farmacia perché :  
“ sai , so perdendo il treno , prendo una cosa , faccio velocissimo!”

Vedevo la sua mano tremare  , mentre tra pollice e indice stringeva una piccola pila di spiccioli .

Ha bisbigliato la sua richiesta alla farmacista  .

Lei gli ha tolto gli spiccioli dalle mani e si è chinata a prendere "qualcosa ".
Lui , in quei trenta secondi di attesa si picchiava forte il dito indice e il medio sul palmo della mano , quasi a scaricare una tensione , una smania che non riusciva a controllare.
La farmacista è tornata e ha dato al ragazzo la sua siringa.

L’ha stretta in pugno e il  tremore alle mani è curiosamente passato . 

Ha gentilmente ringraziato le persone in coda ed è corso via .

In cinque minuti questa scena si è ripetuta tre volte.

In 5 minuti altri due ragazzi hanno saltato la fila perché 
“ stavano perdendo il treno” .

Erano tutti simili .  
Giovani . Pacati. Gentili .
E bugiardi . 
Perché il treno non lo stavano perdendo .

Sul treno ci sono saliti .  

Peccato fosse quello  sbagliato. 


S. 

venerdì 6 aprile 2018

ATLAS – Contro i mostri lanciati da Vega

Era il 4 aprile del 1978.
O almeno così dice Facebook .
Qualcuno mi ha detto  che tutto ciò che non è su Facebook ,non esiste , quindi questo fatto di aver letto la notizia su Facebook la rende assolutamente “reale” .

Dicevo, Facebook dice che il 4 aprile del 1978 venne trasmessa la prima puntata di Goldrake .

Nell'aprile del 1978 io avevo la tenera età di tre anni .
Mentirei se dicessi di ricordare l’evento , anche perché ,  in quegli anni , la mia vita si divideva tra la mia nonna e il mio cane.

Un pastore tedesco di 40 kg di nome Yuri ,che avevo eletto a mio eroe personale insieme a mio babbo e mia nonna.

Nonna con la quale trascorrevo i pomeriggi disegnando pecore ,cavalli e animali della fattoria in una vecchia agenda rossa (sì come Borsellino, ho sempre avuto un ego incontenibile ).
Quando l'agenda rossa non era disponibile dipingevo semplicemente il mio cane con i pennarelli rossi ; perché è sempre una buona cosa avere una sorta di continuità con i colori.
Il mio cane mi era molto devoto e sopportava queste mie performance artistiche con dignità e stile . 

Ma sto divagando .... 

dicevamo : 

il 4 aprile 1978 atterra sul nostro pianeta ,precisamente su Rete2 (quella che diventerà Rai2) , per salvarsi dei mostri lanciati da Vega...Actarus  che per difendere il suo pianeta ha bisogno del “suo “ robot  Goldrake.
Robot che , dopo l’utilizzo , parcheggia in un hangar .
Del resto negli anni 80 tutti parcheggiavano un robot in garage,
era un po’ come un utilitaria per gli operai… 

Sto divagando di nuovo.
Torniamo al punto : 

Confesso che pensando Goldrake la cosa che prima mi torna in mente è la sigla.

La conoscete tutti quindi non ve la canterò.. 
come dite?
Volete che la canti????
Ok…
la tentazione anche per me è irresistibile... 

E dunque...

“Ufo Robot, Ufo Robot
Ufo Robot, Ufo Robot
Si trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole
fra le stelle sprinta e và…
Mangia libri di cibernetica, insalata di matematica
e a giocar su Marte và…
Lui respira nell'aria cosmica
è un miracolo di elettronica, ma un cuore umano ha…”

Può bastare vero?
Dite la verità!!! 
L’avete letta cantando!!!
E lo so...vi conosco ormai cari Robottini  anni 80!

In verità io la sigla la ricordo non tanto perché la cantassi da bambina, ma soprattutto perché l’ho cantata, e  , confesso ballata,  in quelle assurde serata revival al disco Antella (i fiorentini che non ricordano e mi crollano sulle basi li rimando a settembre ,ve lo dico!!!) .

Goldrake come cartone l’ho scoperto intorno ai 6 -7 anni ma ho provato per lui un sentimento di amore “ timido” : come vi ho più volte raccontato, il mio amore “vero” quando avevo 6 anni   (si avevo 6 anni e già mi innamoravo moltissimo)  è sempre stato rivolto a Hiroshi ,il grande di Jeeg Robot d’acciaio. 

Ma tornando a Goldrake, questa mattina leggendo le notizie,  mi sono divertita a scoprire nuovi e divertenti particolari sul nostro amico Actarus .
Particolari che nel 1978 ,poiché zio Google e lo zio Wiki non erano presenti, i più ignoravano .

Fra le cose divertenti ho scoperto che hanno contribuito alla musica e alla scrittura della tanto amata sigla , due musicisti che negli anni “adolescenti” ho ritrovato insieme al mio Francescone Guccini .

E mi fa sorridere associare i nomi di Ares Tavolazzi e Vince Tempera alla sigla di un cartone animato Giapponese .
Sorrido pensando a loro la mattina canticchiare sotto la doccia “Ufo Robot” e la sera , incitare la rivolta proletaria la sera in concerto con Guccini …

Un’altra cosa divertente che ho appreso è che il nome “Atlas –UFO ROBOT ” è in realtà un errore.
E questa cosa per me è stata davvero una rivelazione.



credit image : http://www.mondojapan.net/anime/40-anni-di-atlas-ufo-robot/


Si perché da piccola non ho mai capito chi fosse questo Atlas …


apprendo che : 

“la serie tv del maestro Go Nagai non arrivò infatti nel nostro Paese direttamente dal Giappone, ma attraverso l’adattamento “francofono” con cui sbarcò poco tempo prima in Canada e in Francia.
E qui si arriva alla leggenda: quando i dépliant illustrativi dell’anime arrivarono nelle mani dei dirigenti della Rai, portavano nell'intestazione, assieme al titolo Ufo Robot, anche la parola Atlas – termine francese che ha il suo corrispettivo inglese in Guide o Pressbook – e quindi… “Atlas Ufo Robot”.
Il destino italiano del nome della mitica serie di Nagai era stato scritto.
Inutile ricordare a tutti gli appassionati che quella parola, “Atlas”, non viene mai neppure sussurrata per sbaglio in tutta la serie tv, anche se comunque è passata alla storia perché inserita in tutti i materiali dell’epoca, dai vinili delle sigle alle riviste, dai fumetti e libri illustrati alle guide tv… e qualcuno ha continuato a sostenere per anni (sbagliando) che Atlas fosse lo spacer, la nave spaziale a cui Goldrake si aggancia.”

E quindi :
per anni ci siamo chiesti chi era Atlas.
Abbiamo fantasticato sul fatto che in realtà UFO ROBOT si chiamasse Atlas e invece Atlas...
Non era nessuno. 

E mi viene da ridere pensando che magari qualcuno ha chiamato Atlas il suo cane o , peggio ancora ,ha scelto Atlas come nickname ...
Mi vedo dei Nerd informatici che si son fatti chiamare Atlas per anni sentendosi fighi e originali.

Chissà come ci rimarranno male quando scopriranno di chiamarsi come una guida televisiva francese.
Magari adesso stanno cambiando in Nick Name in tutti i social per cancellare ogni traccia del loro passaggio .
Magari hanno iniziato a chiamare il proprio cane  “Ringo” e il loro cane li guarda sconcertati e pensa “ Ma chi cavolo è Ringo? Io SONO Atlas…”

Ma come ben sapete , questa ,
è un'altra storia .


Sempre vostra,
Pronta a combattere i mostri lanciati da Vega..

S & Atlas 



mercoledì 7 marzo 2018

Io non sono razzista...MA..

Eccolo qua,
è quel MA che ci ha fregato cari miei.

Quel ma che non ci fa vedere come stanno le cose e ci fa incazzare per le cose sbagliate .
Quel ma che alimenta il nostro odio verso i più deboli e ci frega.

Quel MA se non l'avete capito , non ci fa vedere la verità e ci fa continuare a sbagliare . 

Liberi di pensarla come volte, ma io di verità ne vedo un altra, io vedo altri " senegalesi" e altri "immigrati" che a me , non rubano proprio nulla , anzi , il mio amico aglio mi regala ogni sabato l'illusione di essere una persona generosa e buona . Lui viene dal Bangladesh, chissà se viene odiato meno per questo. 

Aiuto tanti altri ragazzi senegalesi, ogni volta che posso , aiuto i senzatetto fiorentini e non e do offerte ai canili...

perché? 
Perché sono una santa? Una scema illusa che si mette  in ordine la coscienza dando un paio di euro a questo o quello? 
No cari miei. 
Lo faccio perché se posso dare una mano a chi ha bisogno e sta peggio di me , ben venga farlo. 
lo faccio perché non considererò mai il nemico chi ha meno di me ,non lo odierò mai perché viene a “ rubarmi un lavoro “  , lavoro che peraltro noi  , non faremmo nemmeno sotto tortura .

Potete postare tutti i video che volete e urlare il vostro odio a suon di : 
“ io non sono razzista MA...” è con quel ma che vi siete fregati,
è quel Ma che ci sta fregando tutti , non l’immigrato .

Quel MA è pieno di Razzismo anche se voi " NON SIETE RAZZISTI" , quel Ma è pieno di un odio che vi annebbia il cervello e non vi fa vedere la verità .

il nemico non è e non sarà mai l’immigrato che viene qui a fare una vita da schifo , se ne siete convinti , ben per voi , di questo a me non mi convincerete mai.

Postatene pure cento di video cari amici miei... 

La comunità senegalese ha sbagliato a fare quel casino in via Calzaiuoli . 
E su questo non ci sono dubbi.
Ha chiesto scusa e fatto una colletta per riparare i danni creati.
Mi chiedo se dopo un concerto o dopo una partita qualche tifoso abbia mai rimborsato qualche motorino spaccato o qualche cassonetto bruciato. 
Ma non ci voglio ricamare troppo sopra . Hanno sbagliato .  

MA ( e questo invece è un Ma che serve) hanno chiesto scusa e risarciranno quanto danneggiato. 

Signori della corte , per me può bastare.  

La storia dovrebbe insegnarci qualcosa ,
e purtroppo noi ,non abbiamo davvero imparato nulla. 


In conclusione...

la Firenze che non vede da qui a li , oggi piange straziata 
“ due fioriere” in via calzaiuoli .  
La comunità senegalese piange un compagno morto .

a voi trarre le conclusioni.



Sempre vostra, 
senza MA . 

S.  

mercoledì 21 febbraio 2018

La pantera ....

La pantera era stata catturata 

ed  io, come lei  , non riuscivo a togliermi dalla mente le sensazioni dell'ultimo mese .




                                                                  Immagine presa da QUI 

In quei giorni  avevo respirato un senso di libertà mai provato prima , 
non le conoscevo quelle sensazioni e non le realizzavo appieno . 
E anche quella lotta , non è che la capissi granchè , non capivo ne la lotta , ne i motivi della lotta. 

Non sapevo nemmeno per cosa lottavamo, ma lottavo tanto .

Ero certa che i motivi per cui lottavo fossero giusti e di fondamentale importanza per il mio e per il nostro futuro.

Erano così giusti che adesso nemmeno li ricordo.

Ma mi ricordo bene che mio padre storceva la bocca e ci accusava di voler emulare il 68.
E aveva ragione , perché io avrei davvero voluto vivere in quegli anni , e anche questo mio desiderio , come tutti quelli che riempivano le mie giornate di quindicenne  ,  era del tutto privo di logica e di fondamenti . 
Che per me il 68 voleva dire Jeans a campana , scarpe con la zeppa e capelli lunghi e lisci sugli occhi .

Quello che so , è che quell'assurdo mese  vissuto in liberà insieme alla Pantera , mi dava l’assoluta certezza che stavo facendo qualcosa di grande , qualcosa che un giorno sarebbe stato ricordato dai miei figli .
E fa sorridere pensarci stasera , a 25 anni di distanza  . 
Fa sorridere non riuscire a ricordare quasi niente di quelle tre settimane di occupazione studentesca.
Buffo dover googlare su Internet “Occupazione della pantera “ per ricordarmi per cosa combattevamo , noi , studenti di 15 anni in prima Liceo.

Però ci sono delle cose di quei giorni che mi sono rimaste appiccicate addosso e nonostante siano trascorsi quasi 25 anni restano li , incollate con il mastice .

Di quelle tre settimane ricordo gli odori ; l’odore dei materassi verdi in palestra , quei materassi che emanavano quell'odore di sudore un po’ stantio misto alla plastica .

Ci ho trascorso pomeriggi sdraiata in quei materassini ad osservare il lento scorrere degli eventi .

Pomeriggi spalmata su quei materassini  a fumare sigarette e bere caffè macchiato , quel caffè macchiato della macchinetta in corridoio.

Che a me il caffè a quei tempi nemmeno mi  piaceva  , infatti ci mettevo così tanto zucchero che a pensarci mi viene la nausea. 
Ma mi piaceva il gesto di " bere il caffè" , mi faceva sentire grande.
Così come mi facevano sentire grande quelle Marlboro Rosse ,  che adesso , invece maledico ò
Mi  faceva sentire grande starmene li , seduta a non fare nulla , ad ascoltare la chitarra strimpellata da qualche ragazzo di quarta .
Quel senso di libertà assoluta , quelle giornate infinite  quel "non tempo" mi riempiva in un modo difficile da descrivere . 

Ma più di tutto , mi piaceva lui . 
Lui ,   il più bello della scuola, lui che non mi vedeva nemmeno , 
per lui non esistevo e invece , per me esisteva solo lui.

Che a ripensarci oggi mi viene  da sorridere ma in quei giorni la vita non era mica facile sapete?
Non era mica facile trascorrere il pomeriggio guardandolo baciare le altri sdraiato su quei materassi verdi in palestra .
E io? 
Io semplicemente io me ne stavo li , ostentavo indifferenza e dentro mi mangiavo di gelosia.

Avrei tanto voluto che lui mi vedesse. Non è mai successo e quindi, come tutti i grandi amori adolescenziali si è dissolto come una bolla di sapone in poco più di qualche mese.

Ma questo non lo rende meno importante. Questo non lo rende meno vero.

Dell’okkupazione della Pantera vorrei ricordare tante cose.

Vorrei raccontare il perché di quella lotta studentesca,
Vorrei parlare delle discussioni sulla politica, della motivazione forte che ci aveva portato ad impossessarci del nostro Liceo per 3 settimane .

E invece…
Dell’Okkupazione della pantera mi resta solo un bicchierino di plastica con dentro un rimasuglio di caffè zuccherato e una sigaretta spenta  .
Mi resta solo il ricordo dei materassini verdi della palestra e la voglia di baciare il più fico della scuola…

ma tutto sommato , non è poi così poco.



Sempre vostra , 
anche se sempre troppo OKKUPATA per trovare il tempo di scrivere due righe... 

S.  ( sdraiata sul materassino verde )

venerdì 5 gennaio 2018

Fuori ...

Quelle mattine che sanno già di fine vacanza,
quando il cielo non ha più lo "sbrilluccichio" natalizio ,
l’albero di Natale ti guarda , con la consapevolezza di chi sa che a breve se ne tornerà sepolto in cantina .




E quella stronza di malinconia, quel senso di cose non fatte ti si avviluppa addosso. 
Un pochino strozza...diciamocelo.

Il fatto è che questa vita stravolgente che sogni non arriva , e tu , non fai proprio nulla per realizzare quelli che credi i tuoi sogni .

No, da buona malinconica hai trascorso giornate intere spalmata sul divano , guardando film visti e rivisti e facendoti schiacciare dal senso di nostalgia e , parafrasando Dickens , dal fantasma dei Natali passati .

I primi giorni dell’anno solitamente le blogger fighe fanno una lista di buoni propositi e giuro che ero partita con quest’idea anche io ,  poi come sempre le mani si sono annodate sulla tastiera e hanno scritto un post da suicidio.

Che poi i buoni propositi  , sono così noiosamente falsi . 

Il fatto è che in giornate come questa vorrei cambiare tutto e invece ,
son dieci giorni che non mi cambio nemmeno la tuta da “casa”.
E' così piena di peli di gatto che sembro un mastodontico Iety viola con qualche kg di troppo e le doppiepunte. 

Gli unici peli sani che indosso sono quelli dei gatti, quindi me li tengo stretti. 

Certo, esser bloccata da dieci giorni per questo cavolo di ginocchio dolorante non ha aiutato l’umore , ma se devo essere sincera potevo spendere meglio questi giorni di "inaspettato tempo libero" e invece...me li son fatti scivolare addosso come fossero maglioni infeltriti. 

Mi lamento sempre di non avere tempo e quando ce l'ho lo uso malissimo.
Son doti. 

Mi sono messa a scorrere il mio profilo Instagram e ho pensato ,osservandolo dall'esterno , che sembro una con una vita figa, una che viaggia , va alle mostre , compra abiti da adolescente cogliona ....
Insomma , una che “ fa cose”. 

La Potenza della finzione sui social .

Invece ultimamente mi sento fuori da tutto, anche nelle situazioni dove dovrei essere a mio agio  ,come se stessi recitando una parte ,come se mi facessi andare bene persone e realtà che mi annoiano .

Vi siete già uccisi o ci siete ancora? 

In sostanza cosa volevo dire oggi? 

Nulla, volevo scrivere due righe un pelo più vere, 
meno da blogger ironica e scazzona e un pò più da Silvia.
Quella vera . 
Quella insopportabile , logorroica e polemica.  
Quella malinconica e scazzata ma con la maschera della persona allegra.  

Quindi oggi mi mostro così. 

Nella mia caotica cucina , con i miei gatti pazzi non in posa  che mi osservano disegnare quello che alla fine è venuto un cesso di disegno e che invece, doveva essere la nuova copertina del blog. 



Con la mia tazza da colazione in mano e il cielo bianco che mette malinconia.
A già , e ovviamente con il giramento di palle.

Ma voi vi sentite mai così ?
Fuori fuori posto? 
Fuori tempo? 
Fuori tempo massimo? 
Insomma ...
Fuori ? 




Sempre vostra, 
e sempre fuori ...

S. 



  

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