martedì 18 ottobre 2011

degni ,indignati....

....e un pò di sano sdegno....
 
Pensieri sparsi e ben confusi vorticano nella mia testa in questi giorni,
son difficili da mettere in ordine e mi resta complicato  parlare di una sola cosa senza sconfinare…
Da sempre è un problema per me, lo diceva sempre la prof. di italiano al liceo , “Silvia lei scriverà anche benino ma mi va continuamente fuori tema e si perde nelle sue lunghissime divagazioni…”
Mannaggia, non la sopportavo ma con il senno di poi mi sa che aveva ragione lei, sto vizio di perdermi quando parlo e quando scrivo mi è  rimasto. 
Quindi sappiatelo. 
Mi perderò anche oggi. 


E dunque... 
se da una parte son tre giorni che vorrei parlare degli indignati , quelli veri, non quelli stronzi vestiti di nero con i cappucci e le bombe carta,
dall’altra non mi viene da dir nulla che non sia già stato detto (son sempre abbastanza ovvia vorrei evitare di scadere del tutto), alla fine
sarebbe solo un mio sfogo personale per evitare di avere “sta palla di pelo sullo stomaco che non ne vuol sapere di andare giù”….
quindi glisserò su gli indignati accontentandomi di leggere altri bei post sull’argomento che ho trovato nei blog amici.

Che dire,
Strano periodo questo per me, sento crescere ogni giorno una sorte di ribellione sorda, una rabbia che mi impedisce di vivere bene il presente e mi rende troppo nostalgica nei confronti di un passato che quando lo vivevo non mi pareva nemmeno sto granchè.In periodi come questo, dove dovrei soprattutto guardare avanti e invece  non faccio altro che guardare lo specchietto retrovisore facendomi  “trasportare da ricordi di gioventù”.
Mi rivedo nelle ribellioni giovanili che capivo così poco, avevo solo voglia di ribellarmi contro un sistema che non mi piaceva “per principio “ ma che conoscevo in modo approssimativo.
Mi rivedo a vent’anni ad aspettare la fine delle elezioni del primo governo Berlusconi ,"indignata " per il suo trionfo , consapevole che mandarlo a governare il “NOSTRO PAESE” non era “cosa buona e giusta” , ma forse anche se mi "indignavo" non capivo davvero  la portata di quello che sarebbe accaduto alla nostra Italia di li a 15 anni, e non solo per colpa sua beninteso,
lui è il capro espiatorio ma diciamo che tutti ci siamo impegnati al massimo per arrivare ad affogare in questo mare di quello che chiamerò fango , ma che del fango ha giusto il colore... 

In questi giorni un po’ mesti si affacciano ai miei occhi ricordi celati in chissà quale angolo della mia memoria ,mi viene in mente mio nonno con le mani sporche di grasso dopo aver fatto il turno di notte alla Gover ,mia mamma che lavorava 40 ore a settimana e con la vestina azzurra da operaia andava a fare la spesa di corsa appena usciva da lavoro, mio nonno camionista che non c’era mai e mio zio idraulico con la stoppa gialla e le guarnizioni di gomma nera che io a 14 anni usavo per farmi i braccialetti come quelli di Madonna.

Questo è il mondo del lavoro che mi è stato messo davanti agli occhi da bambina.
Alcuni direbbero che è per questo che son “VENUTA SU COSì MALE, E COSI’ IDEALISTA ….”( e così comunista direbbe qualcuno, sorvoliamo sul fatto che il comunismo non esiste e dovremmo ricordarlo a certe persone….nemmeno il fascismo dite? Beh.. discutibile.....)

I miei genitori mi hanno ripetuto per anni che dovevo studiare, che dovevo andare all’università che dovevo trovare un lavoro onesto e  non fare la fine loro che lavoravano “IN FABBRICA” .

Da li nella testa di tante  persone dev’essere  accaduto qualcosa di non previsto. 
Questo mantra della scuola, dell’università , dello studiare per avere il buon posto di lavoro deve aver distorto il pensiero comune .
Forse non è passato il concetto che la scuola è bene, l'istruzione è bene ma non è che il lavoro in fabbrica o in cantiere sia il male assoluto.
Educare è difficile e il rischio di trasmettere il messaggio sbagliato è elevato.
Probabilmente è passato , nella testa di tante persone questo concetto:
Studia che sennò ti mandiamo a fare il muratore a spezzarti la schiena!!! 
E per far capire ai ragazzi che lavorare richiede fatica ed è buona norma studiare per farsi una cultura non ci si è resi conto che passava anche il concetto che : " Il muratore vale meno di te che hai studiato" .  

  
Da li il passo è stato breve. 
Ci siamo trovati in una realtà in cui il lavoro sporco non lo voleva fare più nessuno, abbiamo iniziato a sentire frasi del tipo
Ma Io ho una laurea!!!Non posso fare certi lavori!” , questi  lavori sono quindi “passati di moda” e  “passati di mano“ ,hanno iniziato a farli gli stranieri che la laurea non l’avevano , i soldi nemmeno e per loro andava bene  qualunque lavoro, anche sottopagato, anche nero.


Ci siamo svegliati dopo 15 anni ed ecco qua. 

Adesso l’imbianchino lo fa il rumeno ,
il muratore lo fa il marocchino ,
le pulizie le fanno le peruviane ,
le barriste le albanesi ,
al mercato ci sono solo banchi di cinesi e le pelletterie e le aziende tessili chiudono.
Ma non basta ,
il panino con il prosciutto è stato rimpiazzato dal Kebab
e la pizza dal ristorante cinese.
Dite che sono razzista e contro un Italia multietniche?
NEMMENO PER IDEA, non sto dicendo che la colpa è loro , 
una bella fetta di colpa E’ NOSTRA.

Primo perché non abbiamo regolamentato minimamente il loro lavoro,  
gli abbiamo permesso di lavorare a nero, sotto-pagati e per 13 ore al giorno e alla fine loro ci hanno fregato una bella fetta di mercato facendoci una concorrenza sleale.
Secondo perché la mia generazione il lavoro “sporco “ prima lo ha snobbato perché si sentiva superbamente “superiore perché con una laurea in mano”e da qui lo “sporco” lavoratore italiano ha perso la dignità del suo lavoro considerato da quella manica di snob e yuppie anni 80 una sorta di “schiavo” che lavora a nero e non paga le tasse .

Il lavoratore “di braccia “ ha perso dignità, 
ha perso valore, ma quel che è più grave ha perso rispetto.
Forse sbaglio ma io in tante persone lo vedo , vedo lo sguardo della gente nel bar fighetto quando entra un muratore con le scarpe anti infortunistiche , le mani callose e la polvere addosso e chiede un caffè.

Vedo uno sguardo diverso da quello che vorrei . 
Vedo spesso rivolto loro un atteggiamento diverso da quello che riservano all'uomo in camcia. 

Nessuno si offenda per favore, non sto criticando l’impiegato, il laureato o la persona che ha cura del suo aspetto, sono un ‘impiegata che ha fatto liceo e università e quindi faccio parte di quella cerchia di persone che la sera torna a casa pulita.
Sto criticando un certo tipo di mentalità snob, sto criticando chi divide le persone in classi sociali , sto criticando chi si crede superiore perché “ fa un lavoro diverso” .

Sto criticando la società dell'apparire e dell'avere. LA NOSTRA. 
Quello che spesso mi ferisce è che negli ultimi anni a tante persone è stata modificata la “percezione della realtà”.
Ci hanno insegnato ad odiare gli extracomunitari perché ci rubavano un lavoro che tanti di noi non volevamo più fare , a guardare con irritazione chi si presentava  porgendoti una mano magari sporca di grasso o di calcina  e si è iniziato a guardare con troppa ammirazione la “gente bene” , che non urla , che non si sporca , che ha la camicia bianca, che pranza con l’insalata al bar  , 
gli altri, quelli in tuta blu che a pranzo mangiano nel tegamino di acciaio la pasta e la carne riscaldata della sera prima hanno iniziato a dare una sorta di fastidio  a certa gente con la quale putroppo vengo a contatto molto, troppo spesso...

Erano una realtà che non piaceva.
La televisione e il suo modello ci ha aiutato a seppellire il lavoro “sporco” la fatica  e le schiene a pezzi la sera , nella mente delle persone è entrato a tutta birra il famoso slogan “ Io faccio un lavoro di testa , ho studiato per farlo” chi lavora nei cantiere alle cinque ha finito, non come me che i problemi me li porto a casa."
Alla fine i lavoratori di “braccia” , li abbiamo dimenticati , come se non fossero mai esistiti.


Il problema è che adesso il nostro snobismo ci ripiove addosso .


Oggi siam pieni di laureati che hanno usato l’università come parcheggio per anni e non trovano lavoro ,se devono cambiare una guarnizione in bagno tocca chiamare l’idraulico rumeno a nero.
Oggi chiunque farebbe un lavoro qualsiasi perché non trova altro,però i lavori qualsiasi, i lavori sporchi li abbiamo “regalati” alle persone che credevamo essere inferiori a noi. 
Oggi paghiamo il benessere e lo snobismo di 40 anni di "finto benessere" , visto che in un modo o nell'altro lo pagheremo tutti, vediamo almeno di riacquistare un pò di rispetto per il lavoro, 
qualunque LAVORO. 


E con questa , vi saluto ...


Il sociale e l’Antisociale “F. Guccini”

"......
Non amo viver con tutta la gente, mi piace solo la gente "bene":
come si dice comunemente "bene si nasce non si diviene"...
c'è chi nasce per le scienze o per le arti: io sono nato solamente per i party .
Amo oltremodo parlare male, fare il maiale con le ragazze,
Ma a Pasqua vado in confessionale e tutte quante per me vanno pazze
perchè fra i "bene" poi non conta l'astinenza, basta ci sia soltanto l'apparenza......."




Sempre vostra, impiegata per professione e muratore nell'anima ...
S.
P.S. 
beh...ho iniziato per parlare degli indignati, poi mi è venuta nostalgia per l'università e alla fine son finita a parlare di lavoro.L'avevo premesso che probabilmente mi sarei persa... ma non dispero..prima o poi mi ritroverò.


7 commenti:

  1. domani il seguito.... stasera chiederò al nonno corrado se conosce il suo collega (dimmi il nome del tuo nonno) con cui avrà lavorato per anni alla GOVER! :)
    e.

    RispondiElimina
  2. Il mio mitico nonno ha un nome indimenticabile..."ALCESTE" , son convinta che un nome del genere non lo si può dimenticare!

    n.b. ci ha lavorato per un pò di anni poi ha fatto carriera e si è messo in proprio a fare l'idraulico! :-)

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  3. Beh...se questo è perdersi..firmerei!
    Ritrovare alcuni pensieri nelle tue parole è diventata ormai un'abitudine....complimenti...

    RispondiElimina
  4. però...

    "Di tutte le abitudini di cui si occupa la cultura a qualsiasi livello quella che mi piace meno è la nostalgia.
    Quell'attaccamento a un passato ideale che invece è una grande bugia.
    L'idealizzazione del passato è un vizio italiano che andrebbe sradicato, proprio perchè il passato idealizzato non può aiutare il presente, ma anzi può farlo apparire sempre più problematico di quello che è davvero.
    Ora è meglio di prima, e anche se non è vero è una bugia migliore di quell'altra che dice il contrario"

    non è mia ma è carica di quell'ottimismo che spero non ci finisca mai...
    e.

    RispondiElimina
  5. Come mi dico spesso ultimamente:
    "Non guardare il passato, ci sei già stata...guarda dove ancora devi andare, guarda al futuro"...

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