Appuntamento con il Writing Tuesday di Silbietta di INTERNO 105.
Fotosintesi
Quel titolo maledetto le lampeggiava davanti agli occhi e una sensazione di gelo alla spina dorsale iniziava a diffondersi prepotentemente in lei.
Lo rilesse , una , due , tre volte ma niente.
Era sempre lì che la guardava.
Le sembrava di sentire le parole di suo babbo la sera prima : “Ripassa tutto il programma! Non solo le ultime cose! “
Ma niente, lei era stata cocciuta come sempre.
Si era detta “ Ma figuriamoci se il prof. nel compito di fine anno tira fuori cose dette all’inizio dell’anno o addirittura gli anni passati?” .
Adesso che guardava il titolo della tesina però quella sicurezza era andata a farsi benedire.
Si maledisse con tutte le sue forze per non aver ripassato tutto il programma , ma era inutile , ormai era tardi.
La fortuna sulla quale aveva sempre contato molto, , sua fedele compagna nei compiti in classe e nelle interrogazioni , quella mattina l’aveva abbandonata.
Il vecchio professor Barlozzetti aveva tirato fuori dal cilindro , chissà magari proprio per aiutare i suoi alunni un argomento spiegato all’inizio della seconda media e lei adesso, di fronte alla verifica finale ,che precedeva il temuto esame di terza ,non sapeva proprio come fare.
Ricordava qualcosa , qualcosa su quella dannata fotosintesi clorofilliana ma non da farci una ricerca così, su due piedi, senza testi alla mano, senza computer per andare a spulciare Wikipedia senza nulla di nulla se non la sua memoria.
Azzerata.
Un buco nero immenso.
Ma chi ci pensava che alla verifica di terza media avrebbero tirato fuori la Fotosintesi clorofilliana??? L’avevano fatta all’inizio della seconda media e le era sempre sembrata una cosa così banale, così ovvia , una delle cose che sanno tutti e quindi non l’aveva ripassata nemmeno un po’ e adesso il terrore si stava impossessando di lei.
Copiare?
Impossibile.
I banchi erano molto distanziati tra di loro e nei suoi preziosi foglietti nascosti sotto la maglietta , non c’era nulla di nulla sull’argomento.
Le stavano per scendere le lacrime.
Non voleva rassegnarsi ma non vedeva alternative:
Pensava ai suoi genitori, a come sarebbero rimasti delusi da un votaccio .
Pensava al suo passato scolastico così brillante.
Inutile , non riusciva a ricordare nulla sull'argomento nonostante cercasse nella sua memoria cercasse disperatamente la scatolina giusta …
Ma la scatolina della fotosintesi non c'era .
“Ok partiamo dalle cose semplici.”, si disse.
“La fotosintesi clorofilliana..….”
“Dicesi Fotosintesi…”
Si sentiva come Fantozzi, sprofondata nella sua seggiola di legno , con davanti un foglio bianco dove scriveva una parola e l’istante dopo la cancellava.
“La fotosintesi clorofilliana è quella cosa che fanno le piante per crescere forti….cioè si “pigliano” il sole lo trasformano e diventano più forti….”
In sintesi quella era la fotosintesi clorofilliana… ma non è che poteva fare una tesina scrivendo quelle due righe e in quella forma per giunta,ma era oltremodo vero che non si ricordava altro.
Per un attimo le venne anche in mente un confronto azzardato tra il genere umano e le piante , anche noi con la luce del sole siamo più energici, più attivi, più belle persino, per le piante è lo stesso , solo che loro traggono i benefici del sole con questo processo della fotosintesi , loro trasformano la luce del sole tutto quello di cui hanno bisogno …
Ma per favore! Non poteva certo scrivere una cosa del genere in un compito di scienze! Appallottolò il foglio e lo scagliò prepotentemente per terra.
Grosse lacrime le riempirono gli occhi e le rotolarono sulle sue guance di 13enne.
Inutile combattere una battaglia che non poteva vincere.
Le sarebbe servito da lezione.
Non si sarebbe più affidata solo alla fortuna , e , appena tornata a casa si sarebbe messa subito a studiarsi la maledetta fotosintesi e con lei tutto il programma di scienze di prima ,seconda e terza media.
All’esame finale ( ma mi ammetteranno con una verifica in bianco??? Pensò.. ma scaccio subito questo pensiero…) sarò preparata SU TUTTO!
Si rassegnò .
Trovò il coraggio di alzarsi dal banco e si incamminò verso la cattedra con 20 occhi che la guardavano e consegnò il compito così.
Il primo compito in bianco della sua vita.
S.
coraggiosa! il tuo racconto mi ricorda un mio compito in bianco...di matematica però! ;)
RispondiEliminaIo nei miei ricordi ho parecchi compiti in bianco di matematica...LA MATEMATICA ERA IL MIO INCUBO!!!
EliminaProprio in bianco no....ma di compiti con la sensazione della scatolina vuota della memoria ne ho tanti....per non parlare degli esami all'università, ancora più "rabbiosi"......
RispondiEliminasi capisco la sensazione, specie di quella che sai che devi studiare determinate pagine e non lo fai cmq!!! mannaggia: mi sono inventata le cose a volte ;-) pur di non darlo in bianco :-(
RispondiEliminaAnch'io ho sempre cercato di scrivere qualcosina... anche se mi son poi sentita dire "ERA MEGLIO SE LO LASCIAVI IN BIANCO! " ero proprio pessima!
EliminaBeh.. Io questa sensazione l'ho avuta proprio all'esame di terza media, di tutti i titoli disponibili dell'allora "tema", non me ne piaceva uno, di conseguenza li provai tutti scartandone uno dopo l'altro e soffermandomi su quello che mi sembrava meno peggio degli altri e, ho scritto "qualcosa", ma con scarsissimo risultato... Mi son rifatta alla maturità che il mio "articolo di giornale" (secondo anno della nuova maturità anno 2000) fu il migliore di tutta la classe, aggiudicandosi il punteggio più alto...
RispondiEliminaCompiti in bianco? No, ho sempre scarabocchiato qualcosa, ma quelli meno scritti, son sempre stati quelli di matematica....
Oddio la matematica.... il mio incubo ricorrente!!! ODIOODIOODIO!!!!:-)
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